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Commenti al testo proposto da Redazione LaRecherche.it
Nuova antologia su temi di impegno civile

Sei nella sezione Commenti
 

 annalisa macchia - 29/09/2014 13:23:00 [ leggi altri commenti di annalisa macchia » ]

Un progetto coraggioso sta alla base di questa Antologia. La parola poetica non potrà compiere miracoli per la nostra società malata, ma rompe il silenzio, spesso incrina inerzia e indifferenza. Volentieri mi unisco, nella consapevolezza che una sola voce rischia di perdersi, ma unita e in accordo con altre, si rafforza, arriva più lontano.

 Viviana Mattiussi - 25/07/2014 16:18:00 [ leggi altri commenti di Viviana Mattiussi » ]

Sono felice di questo progetto.
Assistere passivi al declino di un popolo e una civiltà sarebbe complicità.
Intellettuali e poeti non fanno leggi, amministrazione o finanza, ma contribuiscono al clima culturale, a scuotere le menti e i cuori. Ciascuno combatta con le proprie (pacifiche) armi. La penna ha una sua funzione e un suo potere. E’ tempo di animare una resistenza strenua alla barbarie, alla disumanità, alla decadenza. Al sopore e smarrimento delle coscienze. Bando alla rassegnazione e sì alla denuncia, al pensiero positivo e propositivo.
La poesia è troppo di nicchia? Portiamola nei teatri, nelle piazze, piccole o grandi. Associamola alla musica, alle altre arti. I giovani scrivono poesia: coinvolgiamoli. Facciamo risuonare la parola viva, essenziale, in antitesi all’enorme commercio di parole mediatichesi, politichesi o burocratesi, di parolai e pennivendoli.
La parola è viva , se crediamo in ciò che scriviamo. Vita semina vita. Coscienza genera coscienza.
Grazie Giovanni!

 Anna Maria Curci - 25/05/2014 13:02:00 [ leggi altri commenti di Anna Maria Curci » ]

Con gioia e impegno accolgo e diffondo questa nuova proposta, con gioia e impegno torno ad affermare bellezza e verità dell’esperienza, nel lavoro, accolto con coscienza, di condivisione e di diffusione. Il mio grazie va - penso di interpretare il pensiero dei compagni di viaggio e di tutti coloro che vorranno aggiungersi lungo la strada - a Giovanni Dino e al suo impulso instancabile, al suo entusiasmo contagioso.

 Domenico Alvino - 23/04/2014 17:23:00 [ leggi altri commenti di Domenico Alvino » ]

Sono assolutamente d’accordo con Dino. Approvo senza riserve tutto ciò che ha scritto in questa lettera. Osservo solo che forse la questione dell’euro potrebbe essere affrontata con una più adeguata gestione di questa moneta. Inoltre, sono dell’avviso che la mobilitazione del mondo letterario, oltre ad esercitarsi sugli aspetti più tecnicamente politici ed economici, dovrebbe riguardare anche il fondamento etico, sul quale si fonda anche il problema generale dei rapporti interpersonali, tra i quali rientra lo stesso problema politico.
Domenico Alvino

 Lorenzo Mullon - 05/04/2014 23:03:00 [ leggi altri commenti di Lorenzo Mullon » ]

Aggiungo, perché sono arrivato su questa pagina seguendo una traccia lasciata per puro caso dall’amica Anita Menegozzo, e ho lasciato il commento precedente dopo aver letto le parole sconfortanti di Nicola Romano... aggiungo che questa cosa di portare la poesia nelle strade la faccio tutti i santi giorni, da undici anni, vivo benissimo di poesia, sono soddisfatto, non ho niente di cui lamentarmi, ed è per questo che posso tranquillamente affermare che i poeti sono imperatori. Ma evidentemente i poeti oggi sono del tutto inconsapevoli e, a quanto pare, arresi e sconfitti.
Spesso sento parlare su questo sito e altrove di utopia poetica, guardiamo invece a come ci autosabotiamo continuamente

 Lorenzo Mullon - 05/04/2014 19:07:00 [ leggi altri commenti di Lorenzo Mullon » ]

Sento puzza di impotenza... mai esistito un poeta impotente, i poeti sono imperatori ! !

 anita menegozzo - 05/04/2014 19:00:00 [ leggi altri commenti di anita menegozzo » ]

47 Troppe le genti ai branchi

Troppe le genti ai branchi

Le riconosci ai passi curvi e silenti
vestono ampi e pesi mantelli
cercano lidi rassicuranti
dove trovar pretesti per diventare vecchi
prima che antichi e saggi

Troppe le genti ai branchi

Timidi appena i sogni, nati già spenti
nacquero mazzi di piume e raggi
crebbero bocci di cuori aperti
ora altrimenti vanno, lenti con gli occhi bassi
lacci scorsoi stretti

Troppe le genti ai branchi

Vanno avanzando fanghi, fra le correnti
fossero stati liberi stormi
li avrei volati dalle mie mani
mi guardo dal seguirli , li guardo allontanarsi
orme svanite ai venti

Troppe le vite
troppe le menti
troppe le genti ai branchi


anita menegozzo

 Rossella Cerniglia - 03/04/2014 12:03:00 [ leggi altri commenti di Rossella Cerniglia » ]

Non è per polemizzare che mi ripresento in questo angolo di quasi-dibattito che si è venuto a creare, ma solo per chiarire, sia pure sommariamente, il mio punto di vista. Non contesto, a priori, il pensiero e il progetto di Giovanni Dino che mi è caro e che apprezzo, anch’io, come poeta e come persona. Nell’opinione, espressa forse troppo sinteticamente in precedenza - e che a molti sarà apparsa come una presa di posizione disfattista, poco condivisibile e "antipatica" - ho osato affermare che la poesia, da se stessa, senza che il poeta si prefigga alcunché, è testimonianza dei malesseri del vivere, che è sempre un vivere all’interno di una società, di un mondo che,inesorabilmente e addirittura suo malgrado, il poeta assimila, condivide ed esprime. Ben venga, allora, se così si vuole, qualunque iniziativa volta a dar voce a questo scontento, purché il poeta sia portavoce di qualcosa di suo e cioè di nuovo, di non scontato, di non abusato dalle parole che, fin qui, si sono sprecate sino a diventare mera chiacchiera, flatus vocis molesto e inconsistente.
Quanto, poi, al fatto che si debba considerare la poesia come un’"arma", volta a scardinare qualcosa, ecco, questo, mi convince meno. Infatti, quale condizione, per quanto insopportabile, è venuta mai a sconfiggere o a mutare? C’è traccia, nella Storia, del fatto che, sentendo il grido di orrore, o solo di indignazione, di uno o di cento poeti, i governanti di un qualsivoglia stato,siano arretrati dai loro propositi infami? A maggior ragione, nella realtà in cui viviamo - e data la scadente, miserevole considerazione in cui sono tenuti poesia e poeti - non si guarderà ad essi come a piccoli don chisciotte in lotta contro i loro piccoli mulini a vento? E, in ogni caso, avranno i poeti qualcosa di nuovo e di diverso da dire dopo il diluvio di parole che ci ha, definitivamente, sommerso e disgustato, qualcosa che non sia ancora stato detto, centuplicato, triturato, blablablato sino ala nausea? O a muoverli è solo l’illusione, la pia illusione di avere, nella poesia,la panacea di tutti i mali?
Ritengo, per di più, che un tale compito e una tale funzione ( quella, appunto, di voler mutare qualcosa)non siano pertinenti alla poesia. Contro questo genere di guai non servono parole. Forse, solo, una bella, incisiva, insurrezione di popolo contro i Palazzi, come ai tempi della Rivoluzione Francese (senza la ghigliottina, però!).

 francesca luzzio - 01/04/2014 11:11:00 [ leggi altri commenti di francesca luzzio » ]

"Ne uccide più la parola che la spada".Se è vero perché non provare?
La voce dei poeti si unisce alla voce degli altri ed unita ad infiniti granelli di sabbia può diventare immensa spiaggia su cui si infrangerà l’onda tumultuosa del potere. Forza, Giovanni, io ci credo

 Giovanni Dino - 31/03/2014 21:16:00 [ leggi altri commenti di Giovanni Dino » ]


UNA CANNA PIEGATA DAL VENTO UNITA AD ALTRE RESTA RITTA
“Una canna è piegata dal vento ma se è unita a tante altre resta ritta”, mi disse una volta il compianto poeta palermitano Pietro Mirabile, commentando un’opera, in quel tempo appena pubblicata, di Maria Luisa Spaziani. L’antologia d’impegno civile da me promossa non ha alcuna pretesa di risolvere i problemi della crisi attuale, ma vuole dare un segnale non indifferente attraverso liberi contributi creativi da parte di poeti scrittori ed artisti di tutta Italia, che ritengano di aver qualcosa da dire al riguardo. Ovviamente, nessuno può e deve sentirsi obbligato: ogni adesione non può che nascere da profonda condivisione e sempre che quanto si vuol dire sia significativo e riesca a tradursi in poesia, altrimenti sarebbe preferibile astenersene. L’antologia potrebbe servire anche a lasciare una traccia per coloro che verranno, affinché non si dica che, in tempi difficili, i poeti scelsero il silenzio. Sotto questo profilo, dunque, il volume si porrebbe anche come documento-testimonianza
La poesia, beninteso, non è a servizio di nessuno: “La poesia non è ‘mezzo’ di niente, se non di se stessa” dice bene l’amica Rossella Cerniglia, che ammiro e conosco da molti anni, ma non va dimenticato che il poeta più degli altri dispone di un’arma: la poesia, che può usare, sempre che lo ritenga opportuno. Penso che il silenzio, l’omissione l’eremitaggio o il glissare problemi non siano di per sé più utili ed efficaci di una poesia la cui voce si elevi in tono di denuncia. Il silenzio di per sé non fa poesia, la poesia di denuncia non è certo, per ciò stesso, poesia, ma può divenirlo se il poeta riesce a farla divenire tale. Se così non fosse, non avrebbe senso la c.d. poesia civile o sociale, la quale invece assume diritto di cittadinanza sul piano estetico se e in quanto il poeta riesca a farne poesia. Pablo Neruda ha scritto delle splendide poesie d’amore così come le “Odas elementales” in cui si trova, fra l’altro, la magnifica poesia dedicata all’ortaggio più comune e quotidiano che c’è in ogni casa:l’Ode alla cipolla, ma ha anche composto una grande opera di poesia sociale quale è il suo Canto generale del Cile. Non è l’argomento a far poesia, è il poeta che si avvale di un argomento, quale che sia, per farne oggetto della propria poesia. Anche nel campo delle arti figurative, ad esempio, accade la stessa cosa. Del resto, non è certo la prima volta che un poeta si “arma” di penna per esprimere il proprio dissenso o manifestare indignazione nei riguardi di un malgoverno (“facit indignatio versus”). Perché ciò non potrebbe avvenire negli anni, che stiamo attraversando, della grande crisi, non solo economica?
La poesia non ha bisogno di suggerimenti o di regole, obbedisce al cuore perché parla al cuore. Non sono dunque i temi a fare poesia, semmai essi possono essere pretesti, appigli, input, per il suo dinamico svolgimento attraverso il quale il poeta porta visioni energie e luminosità del suo mondo.
Qui non si tratta di scrivere poesia su incarico, perché siamo abituati a scrivere quando è il pathos che mette le parole sul foglio prima di pensarle, o quando è l’estro che ci obbliga a fermare la macchina mentre stiamo alla guida per scrivere quello che ci pulsa nelle vene: ma qui sta la sfida di questa Antologia: chi è poeta sa se e quando attingere dal proprio bagaglio interiore-culturale, anche a costo di un maggiore impegno di studio e fatica. Sono convinto, per mia esperienza di nuotatore, che chi sa nuotare riesce a farlo in piscina come nel fiume, a mare, in un lago o anche dentro una gebbia o in un pozzo, chi non sa nuotare trova mille difficoltà in ogni acqua.
La poesia d’impegno civile è passata di moda, comunque sottovalutata. Oggi viene rifiutata come viene rifiutato Cristo in ambienti malavitosi. Son passati gli anni ’60-‘70 quando nelle piazze della poesia d’impegno civile si faceva il megafono prediletto per chiedere Libertà, Giustizia, Parità di diritti alle donne, anche se in molti, in tantissimi casi gli intellettuali di allora usarono la poesia per farne strumento al servizio di una bandiera anziché ai veri bisogni dell’uomo per la crescita e sviluppo culturale-sociale-economico nonché spirituale.
Fino ad oggi hanno risposto alla email aderendo all’antologia D’IMPEGNO CIVILE Daniele Giancane, Lucio Zinna, Vito Moretti, Domanico Cara, Nicola Romano, Marco Scalabrino, Adele Desideri, Tommaso Romano, Angela Donna, Ciro Vitiello, Ninnj Di Stefano Busà, Antonio Spagnuolo, Marzia Alunni, Ester Monachino, Santino Spartà, Antonio De Marchi Gherini, Gianni Rescigno, Aldino Leoni, Anna Maria Manzi, Flora Restivo, Rosa Elisa Giangoia, Brandisio Andolfi, Maria Cristina Pianta, Luca Tumminello, Franco Campegiani, Maurizio Barracano, Davide Puccini, Germana Duca Ruggeri, Gianfranco Draghi, Nino Agnello, Sandro Angelucci e altri poeti e scrittori che non conosco ma mi fido molto degli amici comuni da cui hanno avuto notizia o che l’hanno appresa attraverso la lettura del Blog a La Recherche.
Giovanni Dino

 marzia alunni - 24/03/2014 22:04:00 [ leggi altri commenti di marzia alunni » ]

Con il suo invito Giovanni Dino ha posto le basi per una riflessione prima di tutto di civiltà. Non si tratta evidentemente di un programma volto a rafforzare il consenso intorno a qualche partito, coalizione, orientamento. C’è una tensione, un’angoscia per il futuro, negato in particolare ai giovani, che non lascia indifferenti. Una prova di questa sostanziale distanza dalle iniziative militanti è nel suo atto di chiara denuncia: Il riconoscimento del carattere, in un certo qual modo, "rischioso" delle sue proposte, ritenute scomode forse non a torto. Sono del parere che, in pari modo, i qualunquisti e gli impegnati non desiderino rispondere con entusiasmo al suo invito. I primi per inerzia e quiescenza, i secondi perchè intenzionati a sostenere i "loro" progetti, secondo le "loro" idee, obbedienti ai "loro" schemi. Nulla di sbagliato,in fin dei conti, però si dovrebbe discutere maggiormente, avere il coraggio di riconoscere i passi falsi, ideologici e non. Il nostro paese è afflitto da un problema sottostimato, la disonestà intellettuale a vari livelli. Non voglio scomodare Giuseppe Tommasi di Lampedusa, ed il suo "cambiamo le cose perchè nulla cambi". Il senso d’impotenza però che avverto nelle istituzioni e nei privati cittadini non può essere sottovalutato. Forse dobbiamo cambiare noi stessi, da custodi della bellezza in portatori di speranza e di coraggio per tutti. Da questo punto di vista il messaggio inclusivo lanciato esprime una continuità nella diversità rispetto ai Nuovi Salmi. E’ giusto tenerne conto. Marzia Alunni

 Rossella Cerniglia - 24/03/2014 20:26:00 [ leggi altri commenti di Rossella Cerniglia » ]

Mi trovo solo parzialmente d’accordo con l’invito, rivolto ai poeti da Giovanni Dino,di manifestare, ove possibile, attraverso la poesia, il disagio profondo che si avverte all’interno della società ai nostri giorni. E’ da dire, intanto, che la registrazione di ciò che si impone all’interno di essa o nel mondo, avviene, nel poeta automaticamente, senza che ci si prefigga alcunché, per il semplice fatto che una tale capacità di sintesi è una delle prerogative della poesia, soprattutto della grande poesia. Essa non persegue e non si prefigura alcun obiettivo:esprime semplicemente se stessa.
Riguardo, poi, al fatto di poter ottenere con tale mezzo (ribadisco: la poesia non è "mezzo" di niente, se non di se stessa) risultati pratici, di poter incidere sulle coscienze refrattarie dei politici, beh, questo, francamente, lo reputo un’utopia degna della "Città del Sole". La figura del poeta è, poi, talmente screditata e posta ai margini non solo della società, ma della stessa cultura,che mi risulta impensabile l’attribuzione ad essa di qualsivoglia funzione orientativa o di incisività sul piano pratico e fattuale.

 fernanda ferraresso - 24/03/2014 16:51:00 [ leggi altri commenti di fernanda ferraresso » ]

Nella bibbia c’è un racconto che pare proprio questa situazione a dimostrazione che ogni tempo ha scritto il medesimo dramma. Davide che sconfigge il gigante Golia è proprio la metafora perfetta della situazione attuale e Davide, che con la fionda e la sua fiducia lo sconfigge sembra voler indicare una via. Tutti sappiamo bene cosa sia necessario per vivere e cosa non lo sia, tutti sappiamo i danni materiali non tanto all’economia quanto alla conduzione della nostra vita senza più rispetto e relazione con la terra e tra noi. Eppure costituiamo INSIEME, non individualmente, un serbatoio di forza e iniziative che sconfiggerebbero il sistema che funziona in base a regole che ha imposto ma non rispetta. Serve costruirsi un nuovo sistema in cui siano chiare le priorità, non di tipo capitalistico ma vitale, che permettano la vita oggi e domani, serve UN SISTEMA DI COOPERAZIONE IN CUI LO SCAMBIO AVVENGA CON UN SISTEMA INTERNO, indifferente ai sistemi bancari e monetari attuali e dia linfa nuova ad una produzione davvero attenta alle risorse e non ci sia il malaffare né l’imbroglio ma si fondi sull’etica e sul rispetto di sé e di OGNI ALTRO oltre che della terra. Ripetere il sistema attuale e i suoi modelli non porta a nulla. Cambiare parametri e obiettivi diventerebbe metodo e darebbe lavoro là dove ora c’è solo inquinamento della vita.
f.f.

 Nicola Romano - 23/03/2014 12:42:00 [ leggi altri commenti di Nicola Romano » ]

Con questa ampia e profonda riflessione, Giovanni Dino si rende grato portavoce del disagio che attualmente viviamo in maniera seria e determinante. Dinanzi a tanta impotenza, vorremmo comunque non subire le vessazioni morali e materiali che ci giungono da più parti, ma onestamente non sappiamo cosa fare, perchè ormai è ben chiaro che il nemico è invisibile, gigantesco e quindi più forte di noi. Avere nelle nostre mani, come auspica Dino, l’arma della poesia è come voler combattere un tornado con una fionda, pur sapendo che ci dobbiamo provare. E allora ben venga questa angosciante disamina di Dino, se non altro per non abbassare mai la nostra attenzione in forma di acquiescenza, con la speranza che un’utopia possa poco a poco materializzarsi in seno alla dimensione della realtà quotidiana!